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PARROCCHIE DI SASSELLO

Paese della Beata Chiara Luce Badano

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Chiara Luce Badano

"Uno splendido disegno", il docu/film sulla vita della Beata Chiara Luce Badano, giovane appartenente al Movimento dei Focolari morta a 18 anni per un tumore e proclamata beata il 25 settembre 2010.

La vita.

Di Cristina Siccardi.

Una breve vita la sua, ma così intensa da lasciare un segno profondo nella memoria di chi l’ha conosciuta e in chi viene a contatto oggi con lei. Parliamo di Chiara Badano, chiamata Chiara Luce per la radiosità del suo volto, dei suoi occhi, della sua luminosissima anima.

Un processo di canonizzazione è in corso per questa giovane dalla vita esemplare che conobbe la forza della fede già a nove anni. Trovava Gesù nei lontani, negli atei e tutta la sua vita è stata una tensione all’amore concreto per tutti. Ogni sua giornata fu una gemma da innalzare a Dio, dando un senso eterno ad ogni gesto.

Dinamica, sportiva, bella, Chiara si sente amata da Dio e lo vuole portare a tutti coloro che incontra sulla sua strada. Animata da profondo rispetto per ognuno, manifesta con schiettezza il proprio pensiero di credente, ma evita di prevaricare sulla libertà e coscienza dell’interlocutore: ben più efficace dei ragionamenti è infatti la sua testimonianza di serenità e di generosa disponibilità.
Chiara nasce a Sassello, in provincia di Savona della diocesi di Acqui, dopo undici anni di attesa dei suoi genitori, Maria Teresa Caviglia e Ruggero Badano. È il 29 ottobre 1971.
Cresce nella vivacità e nell’intelligenza, è simpatica e trainante, è leader, ma non lo lascia apparire, perché mette sempre in risalto gli altri. Poi avviene un incontro importante, è in terza elementare quando conosce il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. Entra così fra le Gen (Generazione nuova). 
Lei non parla di Gesù agli altri, lo porta con la sua vita. Dice infatti: «Io non devo dire di Gesù, ma devo dare Gesù con il mio comportamento» e così si ripensa allo straordinario insegnamento di sant’Ignazio di Antiochia: «È meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo».
La gioia di vivere, l’entusiasmo per le piccole cose, la contemplazione del creato,  la  felicità di godere dell’amicizia erano il nutrimento delle sue giornate.

Alla fine della quinta ginnasio Chiara appare pallida, sorride meno, è stanca. Nell’estate, durante una partita di tennis sente un lancinante dolore alla spalla. Medici, ospedali… e la Tac. Chiara ha un cancro maligno: «processo neoplastico di derivazione costale (7ª di sinistra) con invasione dei tessuti molli adiacenti». Affetta dunque da un tumore osseo di quarto grado, il più grave. Ha 17 anni.
Inizia il pellegrinaggio negli ospedali di Torino, una vera e propria via crucis. Deve subire un intervento e prima di entrare nella sala operatoria dice alla mamma: «Se dovessi morire, celebrate una bella messa e di’ ai Gen che cantino forte».
Si sottopone alla chemioterapia e alle sedute di radioterapia, affrontando tutto come identificazione con i dolori di Cristo. Si abbandona e allora la malattia diventa per lei fatto marginale, vivendolo in Gesù. «Sono sempre stato impressionato», ha raccontato a Maria Grazia Magrini il dottor Brach, «dalla forza di accettazione della malattia da parte di Chiara e dei suoi familiari. Lei conosceva la gravità del male che l’aveva colpita e fui io stesso a spiegarle quanto fosse grave la sua situazione, e che quindi avrebbe incontrato crisi di vomito, avrebbe perso i capelli e sarebbe andata incontro ad infezioni, emorragie ed altre conseguenze».

Eppure, accanto a lei, parenti e amici continuano a respirare aria di festa. Chiacchiera volentieri, gioca, scherza. Non c’è odore di malattia, né di prossima morte. La vita continua a fuoriuscire da lei e gli altri si abbeverano a questa straordinaria fonte. Si consuma e si offre per amore di Gesù ai dolori della Chiesa, al Movimento dei Focolari e ai giovani.
È molto dimagrita, fatica a respirare e ha forti contrazioni agli arti inferiori. Avrebbe bisogno di morfina, ma non la vuole perché le toglierebbe la lucidità, la consapevolezza.
Nessun risultato, nessun miglioramento. La malattia avanza nell’impotenza sanitaria. Tutti depongono le armi, non c’è più nulla da fare. La giovane scrive a Chiara Lubich, informandola della decisione di interrompere la chemioterapia: «Solo Dio può. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena dovuti ai due interventi e all’immobilità a letto sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Stasera ho il cuore colmo di gioia… Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua, spesso mi seno soprafatta dal dolore. Ma è lo Sposo che viene a trovarmi». La fondatrice dei Focalarini nel risponderle le assegna un nuovo nome: «Chiara Luce», è da qui che tutti prendono a chiamarla così.

Chiara predispone tutto per il suo prossimo funerale, che chiama la sua messa, le sue nozze con Gesù. Dovrà essere lavata con l’acqua, segno di purificazione e pettinata in modo molto giovanile e chiede alla mamma di non piangere perché «quando in cielo arriva una ragazza di diciotto anni, si fa festa!».  Il suo vestito da sposa lo vuole bianco, lungo, semplice, con una fascia rosa in vita. La sua amica del cuore, Chicca, lo prova di fronte a lei: le piace molto, è semplice come lo desiderava. 
Chiara Luce muore alle 4,10 del 7 ottobre 1990, festa della beata Vergine Maria del Rosario. Ma la luce del suo incantevole sguardo non si spegnerà perché i suoi occhi saranno donati a due ragazzi. Dichiarata venerabile il 3 luglio 2008, è stata proclamata beata il 25 settembre 2010.

 

di Cristina Siccardi